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Lebbra dell'olivo: tecniche agronomiche e agrofarmaci efficaci

Nota anche come antracnosi, la lebbra dell'olivo deriva da agenti patogeni del genere Colletotrichum. Potature a regola d'arte, nutrizione equilibrata e difesa fitosanitaria le chiavi per controllarla

Nelle ultime settimane di agosto si sono moltiplicate sui social le fotografie di olive colpite dalla cosiddetta lebbra, malattia fungina causata da Colletotrichum spp., altrimenti nota anche come antracnosi. Pare quindi che il 2022 sia stato favorevole agli attacchi di questa avversità, causando danni anche rilevanti in diverse aree olivicole italiane, specialmente in Puglia.

A parte la resa inferiore, dovuta alla perdita di drupe, vi è anche da considerare la minor qualità dell'olio ottenuto da quelle raccolte. Massima attenzione va quindi posta nella cernita, pena la produzione di oli tendenti al rossastro e dall'elevata acidità


Dal punto di vista sintomatologico, le drupe colpite raggrinziscono e poi cadono a terra, ma alcune arrivano a mummificarsi e a rimanere sull'albero, che è anche peggio. Ciò perché il patogeno può infiltrarsi nel legno attraverso il peduncolo delle olive infette, emergendo poi l'anno successivo. 


Rimuovere quindi le cosiddette "mummie" è uno dei primi passi da compiere dal punto di vista agronomico. Per il resto, valgono le raccomandazioni solite: fertilizzazioni non eccessive, potature equilibrate e ben eseguite (costose e complesse su piante secolari), come pure sesti di impianti e chiome tali da non favorire ristagni di umidità. Poi si deve ricorrere alla lotta chimica, non solo verso il patogeno, bensì anche contro insetti che di esso possono divenire vettori trasportandolo di pianta in pianta. Uno di questi è proprio la mosca dell'olivo, ovvero Bactrocera oleae


Molto dipende anche dalla suscettibilità varietale stessa, con una bassissima sensibilità di varietà come Frantoio, Dolge Agogia, Pendolino e Leccino, se poste a confronto con una Carolea, una Arbequina, una Cellina di Nardò o una Kalamata (da mensa, resistente alla rogna). Tutte varietà, queste, da considerare sensibili. Peggio se il confronto viene fatto con una Ottobratica che al patogeno pare incapace di opporre la benché minima resistenza. Il Leccino, peraltro, è proprio la varietà che sta mostrando alti gradi di tolleranza anche nei confronti di Xylella fastidiosa, rendendola sempre più interessante per gli anni a venire. 


Controllo chimico

Nel controllo della lebbra dell'olivo sono stati individuati ben sei differenti momenti di possibile intervento, ovvero alla ripresa vegetativa, di solito a cavallo tra febbraio e marzo, seguendo poi la pre fioritura, tra fine aprile e inizio maggio. Altro momento potenzialmente utilizzabile per un trattamento può essere la fase di post allegagione, nel mese di giugno, seguita dai due diversi stadi di ingrossamento delle drupe, il primo a luglio, il secondo a settembre. Infine, ultimo momento utile è l'invaiatura nel mese di ottobre. 


Molteplici formulati e molteplici società distributrici per i formulati rameici, impiegati questi alla ripresa vegetativa contro l'occhio di pavone (Spilocaea oleaginea). Tali soluzioni possono contenere anche i primi attacchi della Lebbra. In seguito, però, potrebbero essere utili successive applicazioni di sostanze attive di sintesi, adottando in tal caso un approccio squisitamente preventivo. Poi, all'avvicinarsi della raccolta, i rameici possono essere ancora protagonisti grazie ai ridotti intervalli di sicurezza.


Fino a pre fioritura possono essere invece impiegate miscele di trifloxystrobin e tebuconazolo, particolarmente efficaci anche grazie alla lunga persistenza dell'efficacia biologica delle due sostanze attive, altamente complementari anche quanto a modo d'azione. Sino all'ingrossamento frutti, indicativamente a luglio, possono essere però utilizzati formulati a base del solo pyraclostrobin, ricordando che l'intervallo di sicurezza è in tal caso di 100 giorni e che una strobilurina è sempre bene applicarla nell'ambito di un programma articolato quanto a modi d'azione.


Inoltre, nella fase di sviluppo fogliare e sino a fine fioritura possono essere effettuati trattamenti con formulati a base di dodina, utili anche in post-raccolta per contrastare il patogeno rimasto sulle piante riducendone l'inoculo per l'anno successivo. 


Infine, nel segmento dei microrganismi benefici, Bacillus subtilis (ceppo QST 713) può essere applicato durante la fase di sviluppo vegetativo fino a ridosso della raccolta, contando anche sull'assenza di un intervallo di sicurezza


Come si vede, gli strumenti sono numerosi ed efficaci, chi più, chi meno. Dopo un'annata che a quanto pare è stata generosa con la lebbra, sarà quindi bene impostare per tempo i piani dei trattamenti per la stagione che verrà. 

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